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"Opera Grafica". Mostre postume: Carimate e Spazio Pifferi

Nel gennaio 2009, a due anni dalla morte di Eli Riva, la famiglia organizzò una mostra postuma, con l’aiuto determinante dell’architetto Antonio Borghi. Collaborò anche la gallerista Enrica Vittani. Mostra che fu ospitata al Salone Civico del Torchio di Carimate, gentilmente concesso dal Sindaco (nel territorio, infatti, esiste il monumento ai Caduti di Montesolaro, fatto da Riva nel 1961), e fu realizzata anche con il contributo della Banca BBC di Cantù e la collaborazione del Gruppo Arte e Cultura di Cantù. Ebbe un grande successo.

Perché una mostra di disegni ? Perché, a giudizio di chi scrive, il disegno in Eli Riva è altrettanto importante della scultura.
Dice recentemente Luigi Cavadini nel dossier informativo elaborato in previsione del volume monografico  “Eli Riva Opera Omnia” (in costruzione):
“La conoscenza dei disegni – un numero impressionante anche se scarsamente  conosciuti - è un luogo fondamentale di indagine per meglio comprendere la sua scultura.”


Abbiamo già detto, nella pagina "Taglio Diretto", come il disegno abbia seguito tutta l’evoluzione stilistica di Eli Riva. C’è infatti il disegno preparatorio per le opere di committenza (ad esempio le vetrate della chiesa di Sant'Agata, le panchine per la sistemazione-arredo di Piazza Cavour, il Monumento a Papa Innocenzo XI, la ristrutturazione della facciata dell'Hotel Barchetta, i "Cancelli" per la facciata della chiesa di Cavallasca),



il disegno come ricerca del segno,


il disegno fine a se stesso nel quale Riva si distingue specificamente per quel suo caratteristico tratto di pennino e inchiostro di china - tratto sottile ravvicinato più o meno a creare “chiari” e “scuri” -  col quale riempie ampie superfici, vedi i cavalli o le montagne;


c’è il disegno come forma di riposo o di divertimento, vedi i galletti del 1960 o le foglie degli ultimi anni;


ma c’è in particolar modo il disegno-pensiero, il disegno-ricerca, che è l’indagine evolutiva negli anni per la creazione scultorea. Una indagine che parte dai primi anni ed è comprensiva dei suoi assunti particolari, come il volume in altezza, la scultura senza base, lo svuotamento della scultura, il bivolume.


Dal grande al piccolo, dallo schizzo veloce disinvolto estemporaneo all’emozione lunga che richiede giornate di applicazione. C’è tutto il realistico rappresentabile e mondi sognati, fantastici, tutto il percorso dal conscio all’inconscio, gli incerti del pensiero.







C’è il carattere di Eli Riva, nel disegno, direi anche la sua biografia, la sua storia, mentre nella scultura egli è sempre controllato e, diciamo ..... apollineo.
Naturalmente ha affrontato tutte le tecniche oltre l’inchiostro, e l’inchiostro su carta bagnata a tratto unico come nei ritratti; dal carbone al pastello, dalla matita alla macchia acquerellata, alla incisione a punta secca su lastra di zinco.


Fatta per i comaschi, la successiva mostra allo Spazio Pifferi aveva anche l’intenzione di offrire alle autorità cittadine comasche un piccolo esempio di come potrebbe essere una mostra di Eli Riva nei prodigiosi spazi espositivi della Amministrazione, particolarmente in occasione di  EXPO 2015.

Da queste due mostre (la seconda con anche sculture) emerse l’animo dei comaschi, la Como profonda, non convenzionale e non ufficiale: cittadini che lo hanno amato e stimato durante la sua lunga vita lavorativa (Riva ha tra l’altro prodotto 14 fra cappelle e tombe al Cimitero monumentale); persone che non sapevo avessero in casa un’opera, che lo hanno chiamato Maestro. “A quando il museo?”…..  Si leggono cose meravigliose sul diario dei visitatori; qualche firma purtroppo illeggibile ……