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Via Crucis Diano Marina

Il tema della “Via Crucis” torna più volte nella produzione scultorea di Eli Riva, sia per volere dei committenti, sia per libera scelta dell’artista, “profondamente colpito dal doloroso racconto dell’Uomo sulla via del Calvario”, da quel “Cristo sofferente ma fortemente dignitoso e umano”. Eli Riva si definiva infatti “Cristologico”.
Una prima “Via Crucis”, giovanile, in rame sbalzato, fu eseguita in Ticino (Svizzera Italiana) all’incirca tra il 1946 e il 1948: un’opera acerba, ma comunque interessante perché vi sono evidenti le due tendenze dell’artista nell’arte plastica, quella del disegno, rigoroso, e quella del volume, tanto da poter dire di Riva che è uno scultore prestato al cesello.
Subito dopo (anni 1950-53) l’autore sarà padrone dei propri mezzi espressivi, con la “Via Crucis” di Madrona (rame sbalzato), quella in marmo di Campobasso e con le opere in marmo a volume pieno del 1950.
Nel 1956 Riva realizza, ancora in rame sbalzato, il portale della Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio Abate, sulla via Aurelia, a Diano Marina (Imperia).
La committenza lascia libertà nella scelta del tema, e l’autore ritorna al tema al lui caro, e che ritiene fondamentale per l'arte religiosa, della “Via Crucis”.

Condanna Sepolcro

Caricato della Croce Deposizione

Prima caduta Muore in Croce

Incontra la Madre Inchiodazione

Cireneo Spoliazione

Veronica Terza caduta

Seconda caduta Le donne di Gerusalemme


Vi è da rispettare il preesistente impianto ligneo del portale e quindi Riva mantiene la suddivisione nei tradizionali ‘quadrotti’, abbandonando temporaneamente l’originale soluzione dell’unicum narrativo precisata nel grande pannello per la chiesa di Madrona, e che tornerà invece protagonista del contemporaneo portale del Santuario di Nostra Signora della Rovere, sempre a Diano Marina.
Lo schema tradizionale dei portali e cioè la suddivisione in quadrotti, viene dalla storia, dai portali fiorentini di Andrea Pisano e Lorenzo Ghiberti, e ha dominato fino agli anni recenti, da Manzù in San Pietro, a Luciano Minguzzi nel Duomo di Milano. Sempre rispettoso dell’ “esistente”, Riva si adegua alla struttura portante in legno, e non studia una nuova ripartizione dello spazio.

La sintesi è essenziale nell’arte di Eli Riva” scrive il giornalista e critico Alberto Longatti nel 1959 a proposito del portale della Basilica, e, ripetendo una frase della sottoscritta pubblicata in un articolo del 1950: “Un massimo di espressione con un minimo di elementi formali”.

Il portale è diviso in 28 riquadri, distribuiti in quattro strisce verticali di sette pannelli ciascuna. Le due strisce interne presentano il percorso delle 14 stazioni, che si svolge in senso verticale.

Lateralmente si trovano i 12 Apostoli.

Nei due riquadri esterni della parte bassa sono raffigurati i Simboli della Passione.


Di questa Via Crucis il critico Luciano Caramel scriverà, nella rivista “CENOBIO”, nel 1961: “Un’opera pervasa da un grafismo liricissimo, che ricorda le forzature dei Senesi.”


E nella tesi di laurea di Lucia Mandressi leggiamo: “Anche in quest'opera, un bassorilievo in rame di pochissimi millimetri, quasi uno stiacciato, troviamo come centro ideale delle scene i volti, accompagnati volta per volta dal particolare/simbolo che svela il soggetto della formella. E insieme ai volti (impassibili), protagonista è la linea, elemento formale semplice che acquista forte espressività.”

E continua: “Anche qui – ricordando l’iconografia della Via Crucis di Madrona – Pilato, il prefetto romano, viene raffigurato di spalle rendendo visibile unicamente la nuca. Anche qui - è l’incontro con la Madre – i visi si avvicinano, i nimbi si fondono, il dialogo è tutto interiore. E nella 'Deposizione' ritorna il particolare dell’intreccio delle corde”.


( Scriveva Alberto Longatti in un articolo dal titolo “Mistica umanità di Eli Riva” pubblicato su “Il Corriere della Provincia”, Como 1956: “A nostro avviso il giovane scultore Eli Riva per la sua stessa personalità fondamentalmente pregna di misticismo tranquillo e contemplativo, per il suo carattere dolce ma fermo, paziente, sicuro, è adatto in particolare a svolgere lavori di indole chiesastica. (………)             
Ecco l’arte sacra di Eli Riva: libera dagli schemi conformisti e dal pietismo, libera dalle durezze  e dalle ispirazioni classicheggianti del primo novecentismo o dalle bizzarrie di una facile e voluta modernità, dalla presunzione di voler imporre uno stile nuovo, solo cosciente di voler dire una parola propria in senso morale. Libera  perché aderente con umiltà e fede al soggetto. La sintesi è essenziale  nell’arte di Eli Riva: un massimo di espressione con un minimo di elementi formali.” )

Per una riproduzione integrale delle formelle e della struttura del portale vi rimandiamo alla pagina "Arte Sacra / Portali / Parrocchiale Diano Marina".