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Tappe e stili

Naturalmente tutte le tecniche: dal carbone al pastello, dalla matita alla macchia, al bulino; dall’inchiostro… ma sopra tutto l’inchiostro.
Il suo specifico era appunto il pennino con inchiostro di china. Con essi Riva riempiva anche metri quadrati di superficie (interi cavalli e montagne) con tratto sottile, ravvicinato, più o meno, a creare “chiari” e “scuri”.

“Non il tratteggio incrociato, come ad esempio Morandi – diceva – ma il segno che genera la forma, come solo Leonardo”. Nel caso genera anche il volume.
Eli Riva soleva dire di sé: “Son nato per fare lo scultore”. A chi scrive sembra che sia nato anche per il disegno.


Esiste in Como un grande disegno realizzato con il suo tratteggio, un paesaggio di montagne, che occupa un'intera parete che ha la funzione di dividere due ambienti: casa Cavadini, via Prudenziana 10.



Tutte le tecniche e tutte le occasioni: il disegno come progetto di nuove forme plastiche, anticipazioni delle stesse.










Il disegno come ricerca del segno.





Disegno-ricerca, disegno-pensiero, scandaglio del reale e della fantasia. Ma anche disegni godibili, nei quali l'artista, o l'uomo, restituisce la bellezza a quella natura che lo ha incantato.


Era tanto orgoglioso e consapevole del suo segno, quel segno a china e punta di penna già descritto, che per una mostra di disegni alla Galleria La colonna di Enrica Vittani, concepì il depliant come puro segno, solo segno senza forma alcuna.




Eli Riva credeva nel disegno. C’è l’artista che il disegno “ce l’ha” – dico io – e l’artista che il disegno “non ce l’ha”, come la sottoscritta che pure ha fatto buona pittura.
Le idee. Ci sono tutte le idee nel disegno di Eli Riva: i “volumi in altezza” del 1951 (volumi in altezza, sculture “senza base”, erano gli… slogan di quegli anni). Mondi fantastici, mondi sognati, mondi reali, e tutto il percorso dal conscio all’inconscio, gli incerti… del pensiero.

Dal piccolo al grande, dallo schizzo veloce, disinvolto, estemporaneo alla emozione lunga che richiedeva anche giornate di applicazione.

Dall’“intimo”, anche intimissimo, a tutto il rappresentabile: c’è tutto il suo carattere nel disegno, la sua biografia, piccole nevrosi comprese, laddove nella scultura è invece sempre controllato, teso alla bella forma, all’esito finale apollineo, se così si può dire, anche nelle cose più drammatiche.


Torniamo alle tecniche: la più difficile, quella “a tratto unico” (il tratto unico di Modigliani) che vuole dire senza distogliere la mano dal foglio. Ancora più difficile, il tratto unico ad inchiostro su carta bagnata. Ci sarà la possibilità dell’errore?



Torniamo alle sperimentazioni formali: dal figurativo all’astratto, dall’informale all’astratto, ma non dalla sera alla mattina, soleva dire, e questo valeva sopra tutto per la scultura durante il suo lungo iter per liberarsi dalle forme del reale, del visibile, e conquistare forme mai viste, che nascano da dentro, da un’immaginazione profonda: un puro prodotto dell’io.




Quanto alle ispirazioni o alle emozioni: dalla magia dei girasoli, sfumati, (due mondi), alla perentoria assolutezza del pesce più vero del vero. Dai cavalli vellutati dal pelo tondo alle acrobazie di un senza titolo. Dalla fermezza alla leggerezza. Dalla levità alla forza.





E ci sono anche i disegni-divertimento, come i galletti del 1960.



Ma c’è una cosa, terribile, e forse da nessuno mai vista perché scoperta nei fondali dei suoi cassetti: un indicibile e indescrivibile, ambiguo, mistero profondo, abisso del sentimento: un Cristo, forse, Crocefisso.



Fiori pochi, anzi pochissimi ma, diceva, "le foglie, quando invecchiano, prima di morire, diventano fiori". Le foglie dell’acero nano. E sono, le foglie degli ultimi anni, il disegno-riposo.
Chi scrive le ha chiamate il “riposo del guerriero” perché di lotte, anzi di guerre, col marmo e la pietra dura, col legno e il metallo ne ha fatte tante, e di lavoro… “troppo” (Gillo Dorfles).









....E per finire.....un ulteriore assaggio, estraendo dalle migliaia di pagine che costituiscono il fondo grafico dell'artista.